Elezioni in Albania: fra propaganda e retorica politica

Il test elettorale in Albania, cruciale per la futura adesione nell’Unione Europea, pare sia stato superato: le elezioni, per la prima volta dalla caduta del regime comunista, si sono svolte in maniera pacifica e ordinata.
I primi dati mostrano un testa a testa fra il partito democratico del premier uscente Sali Berisha ed il partito socialista guidato dall’attuale sindaco di Tirana, Edi Rama, contrastando con i sondaggi pubblicati dopo la chiusura dei voti che assegnavano la vittoria a Berisha. La campagna elettorale, come sempre dai toni molto accesi, si è svolta sotto lo sguardo distratto dell’Occidente, dimentico dell’importanza del ruolo che questo piccolo Paese ha giocato, e può ancora giocare, nel percorso di pacificazione dei Balcani.
Eppure il sostegno al processo di democratizzazione che l’Albania sta affrontando sarebbe di per sé motivo sufficiente per un impegno incisivo dei grandi Paesi. Per l’Unione europea sarebbe un’occasione per dimostrare che il suo obiettivo principale è veramente la diffusione della democrazia e non la ricerca della stabilità ad ogni costo, anche quando a garantirla sono regimi illiberali.
E invece il Paese delle aquile, dopo aver subito un regime comunista fra i più feroci d’Europa che lo ha reso per decenni uno dei più isolati del mondo, si è ritrovata nuovamente sola ad affrontare una incompiuta transizione.
L’Europa ha indubbiamente svolto un ruolo importante, sia nel finanziamento dell’economia albanese che nella lotta alla criminalità organizzata ed alla corruzione. Ma se si guarda alla storia politica non molto è cambiato dagli anni novanta ad oggi.
Rimane forte la contrapposizione fra un nord tendenzialmente conservatore e tradizionalista ed un sud riformista ed aperto, che fanno da scenario ad una politica che continua a gravitare intorno ai nomi di sempre: Sali Berisha, Fatos Nano e, più recentemente, Edi Rama.
Non cambia la radicalizzazione dello scontro politico, nè il carattere fortemente clanico della politica stessa.
La società civile non controlla il potere e tanto il sistema della giustizia quanto il pluralismo partitico sono ancora molto deboli.
Una transizione di facciata insomma, che coinvolge le strade, i palazzi, il volto del Paese, ma non la sua cultura politica, ancora poco democratica.
Sicuramente negli ultimi anni l’Albania ha raggiunto risultati importanti: l’entrata nella NATO e la richiesta di adesione all’Unione Europea, presentata il 28 aprile a Praga.
Ma quanto è reale questo “nuovo corso”? Come scrive Fatos Lubonja, uno degli intellettuali albanesi più critici verso lo strapotere della classe politica albanese “l’adesione alla NATO ed alla UE sono stati utilizzati da una retorica politica manipolativa e propagandistica: è importante aderire all’UE, ma non importa la qualità di vita, è importante aderire alla NATO ma non importa lo stato dell’esercito. Forse sarebbe stato più utile, costruire un’Albania sana politicamente, economicamente, sia anche militarmente, per essere al livello e agli standard di questi paesi, allora in un certo senso si è automaticamente all’interno dell’UE”.
L’approvazione di nuove leggi non basta a realizzare una democrazia, soprattutto se basata su un modello imposto dall’esterno che non corrisponde né alle strutture della società né alla sua cultura così profonda e radicata.
Come scriveva proprio sull’Albania Le Monde Diplomatique: “La democrazia non si importa né si esporta né, tanto meno, la si può imporre con la bacchetta magica”.
In sostanza, è necessario chiedersi se nei Balcani, come altrove, le azioni intraprese siano quelle giuste o se invece non sia mancata una reale possibilità di questi piccoli Paesi di decidere una strategia di sviluppo economico e sociale adeguata alle proprie esigenze e peculiarità.
E’ importante che il test elettorale abbia dato buoni risultati e che l’Odihr (l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Osce) si sia espresso positivamente sulle elezioni.
I risultati elettorali si sapranno nei prossimi giorni; quello che si sa oggi è che non c’è stato ancora un rinnovamento sostanziale della politica albanese.
30 Giugno 2009 by Barbara Minisci