Poesie di Daniel Gàzulli
DANIEL GAZULLI

(Poesie di una notte insonne, tra 10 ed 11/12/2010)
I TUOI OCCHI
Quante volte
mi sono guardato
nello specchio celeste
dei tuoi occhi
pieni di stelle.
Non chiudere le palpebre,
ti prego,
senza la loro luce
sento freddo.
Il loro calore
la primavera mi riporta,
ormai
alle soglie d’inverno
Nello specchio celeste
dei tuoi occhi
pieni di stelle
rimaner vorrei
per sempre.
FEBBRICITANTE
Gocce di sangue
scendono
dalle labbra febbrili;
nebbiosa è la testa.
Faccio fatica ad alzarmi
ad accendere
una nuova candela;
l’altra,
già spenta,
spande aroma di crisantemo.
Le foto vecchie,
appese alle pareti,
oscillano.
Le luci pallide,
che provengono dalla strada,
mi fanno
uno squallido scherzo.
Prendo un sorso d’acqua,
che non mi disseta.
Toccando con la punta delle dita,
trovo di nuovo
la strada verso il letto.
Ma è inutile sdraiarmi
e mi fermo al tavolo.
Bevo due gocce di versi
e mi sento meglio.
SCRICCHIOLA LA MONTAGNA
Questi rimbombi
non provengono dal cielo.
Ferita dalla notte invernale
scricchiola la montagna,
mentre a fatica respira
sotto la neve spessa.
Guardo il Castello
appena sfiorato dalla luce dell’alba;
spolvera della neve
dalle antiche mura,
poi, stanco d’insonnia,
chiude gli occhi di pietra
e si addormenta
sotto una violenta tempesta.
Sto dietro i vetri,
muto,
ma tutto orecchi,
e sento anche in me
lo scricchiolio della montagna.
SCRIVIMI
Anche se non ricevi risposta,
tu, scrivimi;
accarezzo ogni sillaba,
ogni lettera,
e tu, da lontano,
la carezza sentirai
sulla pelle.
Scrivimi.
Dimmi se fai ancora l’amore
con me
quando vai in montagna,
se hai visto le mie orme
anche sulla neve di quest’ anno,
se di sera,
passeggiando nei sentieri stretti,
hai sentito una scossa sulla mano.
Scrivimi:
sono sempre con te,
mai sono andato lontano.
DANIEL GAZULLI

(Poesie di una notte insonne, tra 10 ed 11/12/2010)
I TUOI OCCHI
Quante volte
mi sono guardato
nello specchio celeste
dei tuoi occhi
pieni di stelle.
Non chiudere le palpebre,
ti prego,
senza la loro luce
sento freddo.
Il loro calore
la primavera mi riporta,
ormai
alle soglie d’inverno
Nello specchio celeste
dei tuoi occhi
pieni di stelle
rimaner vorrei
per sempre.
FEBBRICITANTE
Gocce di sangue
scendono
dalle labbra febbrili;
nebbiosa è la testa.
Faccio fatica ad alzarmi
ad accendere
una nuova candela;
l’altra,
già spenta,
spande aroma di crisantemo.
Le foto vecchie,
appese alle pareti,
oscillano.
Le luci pallide,
che provengono dalla strada,
mi fanno
uno squallido scherzo.
Prendo un sorso d’acqua,
che non mi disseta.
Toccando con la punta delle dita,
trovo di nuovo
la strada verso il letto.
Ma è inutile sdraiarmi
e mi fermo al tavolo.
Bevo due gocce di versi
e mi sento meglio.
SCRICCHIOLA LA MONTAGNA
Questi rimbombi
non provengono dal cielo.
Ferita dalla notte invernale
scricchiola la montagna,
mentre a fatica respira
sotto la neve spessa.
Guardo il Castello
appena sfiorato dalla luce dell’alba;
spolvera della neve
dalle antiche mura,
poi, stanco d’insonnia,
chiude gli occhi di pietra
e si addormenta
sotto una violenta tempesta.
Sto dietro i vetri,
muto,
ma tutto orecchi,
e sento anche in me
lo scricchiolio della montagna.
SCRIVIMI
Anche se non ricevi risposta,
tu, scrivimi;
accarezzo ogni sillaba,
ogni lettera,
e tu, da lontano,
la carezza sentirai
sulla pelle.
Scrivimi.
Dimmi se fai ancora l’amore
con me
quando vai in montagna,
se hai visto le mie orme
anche sulla neve di quest’ anno,
se di sera,
passeggiando nei sentieri stretti,
hai sentito una scossa sulla mano.
Scrivimi:
sono sempre con te,
mai sono andato lontano.