
Mondiale ha accettato di farsi carico del rimborso dei danni delle case distrutte a Jale, qualora il Tribunale della Repubblica albanese decreti l’esistenza di un reato e di un obblico di risarcimento. Il progetto, diretto da Jamarber Malltezi e volto alla rivalutazione e recupero della zona costiera dell’Albania del Sud, ha causato la distruzione di circa 12 abitazioni abusive, in violazione dello stesso progetto prestabilito.
Il nuovo piano d`ispezione della Banca Mondiale, sul progetto della costa marina di Jale, ha deciso a favore del risarcimento degli abitanti di questa zona per i danni subiti, compenso questo che comprende anche le spese legali dell’1 per cento. La Banca Mondiale, che dal 9 gennaio di quest`anno ha interrotto ogni tipo di finanziamento per il Progetto della Costa del Sud Albania - progetto diretto dal Coordinatore del Progetto in Albania, Jamarber Malltezi - ha accettato di farsi carico del rimborso dei danni delle case distrutte a Jale. Attraverso un rapporto preparato dalla Banca Internazionale per Costruzione e Sviluppo, la Banca Mondiale ha fatto sapere che, in risposta al rapporto del piano di ispezione, offrirà assistenza legale per tutti coloro che sono stati danneggiati, e che invieranno il caso al tribunale. Secondo l`ultimo rapporto del team di ispezione della Banca Mondiale (nr. 49153-AL), questa ha ormai informato il governo albanese che avrebbe proceduto in favore dei reclami degli abitanti della zona di Jale, ai quali la Polizia civile albanese, sotto la dipendenza del Comitato esecutivo, ha distrutto le case e gli edifici commerciali, sfruttando i dati satellitari della Banca Mondiale. La Banca ha reso noto che assumerà un osservatore indipendente internazionale, il quale monitorerà tutto il processo. L`osservatore, che è già stato contattato dalla Banca Mondiale, potrà monitorare tutto il processo dei danneggiati, caso per caso. Inoltre la Banca, secondo il rapporto, si farà carico delle spese legali, in seguito all’avvio del processo civile contro i responsabili, processo che è già iniziato con il deposito della denuncia.
Da notare che, in questo caso, la Banca Mondiale si è mostrata molto decisa nell’affermare che, in alcun modo, si farà influenzare dalle autorità giudiziarie, che dirà l`ultima parola sulla questione. La Banca, inoltre, aggiunge che il Governo non deve fare pressioni e deve eseguire ogni tipo di decisione che prenderà il tribunale. La banca chiede che il governo offra tutti i necessari documenti per questo caso e non ostacoli il lavoro in questa direzione. Qualora la sentenza del tribunale sarà a favore dei cittadini, allora la Banca chiederà che il Governo trasferisca loro l’immediato risarcimento. In caso contrario, dunque se il Governo rifiuti il trasferimento del rimborso, la Banca ha precisato che sarà lei a compensare tutti i danni, anche se contrario alla sua politica. Si tratta di beni dal valore non trascurabile, come case, negozi e alberghi, così come i danni derivanti dai mancati guadagni e redditi derivanti dalla loro normale attività , prima che venissero battuti. La BM si è mostrata, dunque, disponibile ad aiutare i danneggiati anche in questo senso, mentre ha precisato che il progetto sospeso questo gennaio, verrà riproposto anche se in chiave rivisitata. Nello specifico, la Banca ha fatto sapere che appoggerà tali progetti, come la pulizia di certe zone costiere a Porto Romano, il finanziamento di piccoli progetti per la fornitura di acqua, la costruzione di un terminal di passeggeri al porto di Saranda, il miglioramento della gestione della zona di Butrinto ed investimenti per la comunità nei villaggi di costiera. D`altro canto, precisa che non ha alcuna intenzione di finanziare progetti che mirano alla pianificazione dell’utilizzo delle terre: tutti i fondi, prima che siano destinati a tale fine, verranno riallocati nei progetti sopracitati.
Il 21 giugno del 2005 la Banca Mondiale approvò un credito di 17.5 milioni di dollari per lo sviluppo della costa meridionale dell`Albania. La somma era destinata alla realizzazione di un progetto, che aveva come obiettivo essenziale la difesa delle fonti naturali, l`eredità culturale e l’incentivo ad uno sviluppo stabile della costa albanese. Il piano, però, non si è svolto come previsto, portando delle entrate considerevoli all’Albania, facendo scoppiare uno scandalo che coinvolse non solo il Governo, ma anche la stessa Banca Mondiale. Nel mese d`aprile del 2007, sul villaggio di Jale, la Polizia esecutiva albanese, distrusse totalmente o parzialmente 15 edifici, a causa di alcuni errori nell’ esecuzione del progetto. Il documento specificava che il Governo albanese era d`accordo a non demolire le costruzioni illegali prima di trovare altre forme di allocazione per le persone che venivano coinvolte. Successivamente si è venuto a sapere che, dal rapporto della Commissione d`Ispezione, accanto alla Banca Mondiale, l`ordine per la distruzione delle case a Jale era stato rilasciato proprio dal coordinatore albanese del progetto. Pur non comparendo sul rapporto il nome dell’ufficiale albanese, si trattava di Jamarber Malltezi, o meglio conosciuto come il genero del Primo Ministro Sali Berisha.
Di Alketa Alibali
2. La Russia sta veramente dalla parte della Serbia e del Kosovo? Il Kosovo, ancora una volta, ritorna al centro delle grandi problematiche geopolitiche, in vista della possibile costruzione dello scudo anti-missilistico degli Stati Uniti nei Balcani. Il Primo Ministro Vladimir Putin, in una recente dichiarazione, lascia ’spazi vuoti’ e dubbi su una possibile apertura di Mosca sul Kosovo, ma avverte che ciò avverrà solo dietro il consenso della Serbia, senza nessun parallelismo con il Caucaso.
Il Kosovo, il cosidetto Campo del merlo, con la sua posizione strategica, è sempre stato invaso da popoli stranieri che cercavano di impossessarsi di questa regione così particolare, sotto molti punti di vista. Basta pensare alla battaglia del Kosovo del 28 giugno del 1389, dove il popolo serbo ha cercato di difendere la sua terra dalla dominazione turca, con un grande sacrificio umano. Da allora sono passati molti secoli, ma ancora oggi abbiamo una situazione molto difficile. I paesi guida spesso e volentieri prendono delle decisioni dettati dai loro interessi, senza considerare così di cui ha veramente bisogno una popolazione multi–etnica come quella che si trova in Kosovo. Forse il difetto maggiore del Kosovo è quello di essere troppo piccolo per decidere per se stesso, tale che sono ora i “paesi guida†a farlo, come gli Stati Uniti e la stessa Russia. Già un anno fa il Ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto che non accetterà l’indipendenza del Kosovo, e ha confessato che questa avrebbe influenzato anche il destino di Abkhazia e Ossezia del Sud. “Voglio ricordare che, quando si è iniziato a considerare la questione della dichiarazione d’indipendenza, e quando è giunto il momento per prendere una decisione abbiamo avvertito che, in uno scenario simile, avremo potuto avere gli stessi problemi del Caucaso. E così è successoâ€, ha detto allora il diplomatico russo.
Mosca ha sempre fatto una netta distinzione tra il caso di Abkhazia e Ossezia del Sud e Kosovo, affermando che le ex repubbliche sovietiche hanno delle motivazioni giuridiche e storiche, mentre l’indipendenza della provincia serba avrebbe provocato delle reazioni che s’ingrandirebbero e potrebbero coinvolgere anche paesi oltreoceano. Anche se sono passati diversi mesi, nel febbraio di quest’anno, dopo un colloquio con i capi delle rispettive diplomazie, il Ministro Lavrov ha ribadito che la Russia non accetterà l’indipendenza del Kosovo. La motivazione di quest’affermazione sta nel fatto che le autorità di Pristina devono risolvere i problemi legati alla sicurezza e il coordinamento della risoluzione delle Nazioni Unite 1244. “Noi sosteniamo gli sforzi della Serbia per difendere la sua sovranità e integrità territorialeâ€, ha detto Lavrov, smentendo la dichiarazione del Premier kosovaro, Hashim Thaci, ossia che la Russia avrebbe dato a breve il consenso per l’indipendenza del Kosovo.
La situazione non sembra essere diventata più chiara, come dimostrato dalla recente dichiarazione di Vladimir Putin, che ha lasciato spazio e dubbi per i diversi analisti politici. “C’è la possibilità per il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo, salvo che essa avvenga effettuata in conformità del diritto internazionale. Ciò può avvenire con la guida del comportamento da tutte le parti, in particolare della Serbia - ha detto Putin all’indomani dell’incontro con Angela Merkel, precisando - Il confronto tra Kosovo e Ossezia del Sud e Abkhazia, per le quali è stata riconosciuta l’indipendenza da parte della Russia, non può essere fatto assolutamente e ciò non significa che la Russia si prepara a riconoscere il Kosovoâ€. Secondo alcuni analisti tale dichiarazione provocatoria è stata fatta per indurre una qualche reazione da parte degli altri paesi occidentali, e non indirizzarla direttamente al Kosovo. “La Russia non si metterà d’accordo sull’indipendenza del Kosovo finché non lo farà la Serbia per prima. Ciò non avverrà mai perché esso fa parte della sua storia, la rappresenta, basta pensare i monasteri, che sono un enorme patrimonio culturale e religiosoâ€, afferma l’analista di politica estera, Bratislav Grubacic, il quale ritiene che la Russia non metterà in discussione i rapporti politici esistenti tra i Balcani e la Russia, e che continuerà a sostenere la Serbia in futuro. Allo stesso modo, Dragan Petrovic, collaboratore dell’Istituto per la politica estera, pensa che “la Russia non metterebbe in discussione per nessun motivo i suoi buoni rapporti con la Serbiaâ€. “La Russia non farà delle cooperazioni di tipo commerciale; noi siamo solo degli alleati storici e i russi ci trattano come tali. I loro buoni rapporti con il nostro paese esistono solo perché loro li usano per altri scopiâ€, precisa Petrovic.
Dunque, una regione così piccola viene messa, ancora una volta, al centro delle grandi problematiche geopolitiche, soprattutto in vista della possibile costruzione dello scudo anti-missilistico degli Stati Uniti nei Balcani. Purtroppo, troppe volte le decisioni sono state prese soltanto con una carta geografica sul tavolo, come accaduto con la Somalia e l’Eritrea, Paesi che ancora oggi portano sulle spalle le conseguenze della divisione territoriale all’epoca delle colonizzazioni. Forse è proprio questo quello che sta accadendo in Kosovo: con le carte alla mano, i grandi burocrati decidono del destino della povera gente, che deve pagare per quello che non ha fatto. In quest’epoca di crisi economica mondiale nessun paese è veramente amico.
Di Mirna Popovic - Libertas