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Lexuar 4301La trimillenaria Shkodra, l’antica residenza dei re illirici, la romana e poi bizantina Scodra, la Skadar dei dinasti serbi, la medioevale e poi veneziana Scutari, la turca Iskenderie, è oggi una graziosa e verde cittadina stesa in una pianura alluvionale fra il Kiri e il lago che porta il suo nome. Sede arcivescovile e centro del cattolicesimo albanese, semplice prefettura ma vera “capitale morale” del giovane Stato Shqipetaro, Scutari nonostante le molte dominazioni straniere ha mantenuto la sua integrità albanese attraverso i secoli e guarda fiduciosa al suo avvenire.
Intorno al IV secolo a. C. dopo la fondazione della città di Durazzo e Apolonia furono fondate in Albania altre città come Berati, Lezha e Scutari.
Genti, l’ultimo imperatore illirico, aveva scelto Scutari come centro del suo impero. La città, all’epoca conosciuta con il nome di Scodrinon, fu costruita attorno al Castello di Rozafat (nel 181-168 a.C.). Dal 167 a.C. fino al 395 d. C. Scutari era sotto il dominio Romano. Dopo il 395 d. C. passò alla dominazione bizantina.
Per molti secoli Scutari ha conosciuto varie invasioni slave. Nel XI secolo Scutari era la capitale del Governo Slavo appena creato di Zeta (oggi il Montenegro).
Il 1360 portò a capo della città una famiglia molto conosciuta e potente: quella dei Balsha (136-1396). Da 150 e più anni (cessione di Scutari ai turchi nel 1479) la città era allora in possesso dei turchi che ne avevano fatto la sede di un “sangiac” diviso in 6 distretti: Scutari, Zadrima, Dukagjini, Podgoritza, Montenegro, Antivari e Dulcigno.
Poi la città fu venduta alla Repubblica Venezia, dalla quale fu posseduta dal 1396 al 1479. Nel 1497 la città fu invasa dai Turchi. La dominazione durò 464 anni e la sua fine coincide con la I° Guerra Balcanica (1912-’13). Per 7 mesi (ottobre 1912 – aprile 1913) Scutari subì anche l’invasione serbo – montenegrina. Circa 380 persone morirono di fame.
Sul finire del XIV secolo in questa città abitavano circa 50 mila abitanti, il Bazar aveva 2500 negozi e magazzini ed era tra i più conosciuti in tutti i Balcani. Fu distrutto all’inizio degli anni ’50: inondazioni periodiche e il sistema di economia pianificata ne avevano reso superflua l’esistenza.
Si può ritenere che i 5 o 6.000 abitanti di Scutari del XVII secolo fossero tutti musulmani. Solo verso il 1800 si denunciano i primi segni di affievolimento del fanatismo musulmano sotto la pressione dell’elemento indigeno della campagna e della montagna rimasto in gran parte tenacemente attaccato alla fede cattolica. Intorno a quegli anni la popolazione, e per i primi cattolici, incomincia a spostarsi verso nord e a prendere stabile dimora nelle campagne della pianura fra il lago e il Kiri.
Il movimento di traslazione si accelera dopo la famosa epidemia di peste del 1819 che spopola i paeselli tra Shkodër e Shiroka, e ancor più dopo il 1860 quando il Drino, ritornato a un suo antico letto verso la Bojana invase, con i suoi rigurgiti, la parte bassa della città e provocò una diffusione della malaria.
Anche il governo turco abbandona nel 1865 la sua residenza del Castello portandosi dietro uffici e funzionari e popolazione musulmana, e si stabilisce nella nuova città dove dimorano già consoli italiani, austriaco, russo e francese. Nella stessa area dimoreranno i nuovi immigrati del contado mentre rimasero vicino alla Bojana le botteghe e i magazzini del Bazar.
Solo nel marzo 1912 la cittá fu assegnata al Governo Albanese, dopo aver resistito anche all’invasione austro – ungarica (1916-1918).
Dal 1939 al 1944 tutta l’Albania fu occupata dagli Italiani e dai Tedeschi, sconfitti i quali s’insediò il regime comunista di Enver Hoxha.
Nella lotta anticomunista Scutari ha avuto un ruolo molto importante, in questa cittá si sono organizzate per la prima volta nei paesi dell’Est le rivolte armate (1945-1946).
Anche dopo la caduta del muro di Berlino, nel 1991 gli Scutarini hanno abbattuto le statue di Stalin e di Enver Hoxha, per la prima volta dopo 50 anni di Regime.
Ecco la storia di Scutari: la città dell’antichità, centro della civiltá e della cultura, così chiamata in Albania per le sue tradizioni e per i suoi legami culturali con l’Occidente (Firenze d’Albania).
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